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Il museo archeologico di Reggio Calabria

La storia del museo di Reggio Calabria è strettamente collegata al Museo Civico che fu costituito nel 1882 con una esposizione nei locali del Palazzo Arcivescovile.

La creazione del museo civico si deve alla volontà alla passione e all’iniziativa di uomini di cultura e di arte reggini tra i quali Domenico Spanò Bolani che ne fu anche il primo direttore.

Dopo il 1908 si pose il problema di una più adeguata sede per le collezioni, visto anche l’implemento del materiale archeologico proveniente dagli scavi di emergenza che si andavano praticando in città con la ricostruzione post-terremoto.










Nacquero discordie tra chi da un lato sosteneva l’autonomia del Museo Civico e chi dall’altro propugnava la realizzazione di un grande museo nazionale che avrebbe dovuto essere l’espressione della cultura della Magna Grecia.

Quest’ultima posizione, sostenuta da Paolo Orsi cha da soprintendente archeologico della vicina Siracusa aveva ricevuto l’affidamento anche di quella calabrese, si basava sulla opportunità di fondere le collezioni civiche con quelle statali.

Nel 1932 si pose fine alla querelle con la posa della prima pietra in quella che è la sede attuale del Museo mettendo in cantiere il progetto dell’architetto Marcello Piacentini che prevedeva un edificio quadrato con ampia cortile centrale e

l’ingresso principale che prospetta a est su Piazza de Nava. L’intento era quello di farne il Museo della Magna Grecia. Completato nel 1941, nonostante fosse rimasto inutilizzato durante il periodo bellico, il museo ospitò una mostra

permanente delle collezioni civiche e statali fino a quando nel 1954, con una convenzione tra lo Stato e il Comune, si attuò la fusione delle collezioni civiche con quelle statali e il museo fu così aperto al pubblico, anche se solo parzialmente.

Grazie a diversi finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, fu sistemato a più riprese conquistando un posto tra i più importanti musei archeologici italiani insieme a quello di Taranto e di Napoli.

Negli anni Ottanta fu oggetto di un ampliamento espositivo sotto la spinta del ritrovamento e della successiva esposizione delle due statue in bronzo, rinvenute a Riace.

Un nuovo progetto di allestimento, che ha previsto anche il restauro dell’edificio stesso, è partito nel 2009 e si è concluso nel 2016.






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